Napoli, 8 maggio 2012 – Sono poltrone che scottano. E non basta aver scelto il nome del capo. Ora la nuova diatriba si scatena sul nome del vice procuratore capo di Napoli. Già, perché il Consiglio superiore della magistratura torna a dividersi. Il tutto mentre ancora divampano le polemiche attorno a ciò che è accaduto attorno alla nomina del nuovo procuratore napoletano, con un’indagine su presunte pressioni esercitare da Paolo Mancuso per far leva sui componenti laici del Popolo della Libertà al Csm. Il caso, questa volta, riguarda la nomina di un procuratore aggiunto, uno dei vice del neoeletto Giovanni Colangelo. La quinta commissione referente, riunitasi ieri, non ha trovato l’intesa. La corsa è a tre: Raffaele Cantone (nella foto, ex pm in forza alla Dda, ora giudice in Cassazione), Alfonso D’Avino (pm antimafia a Napoli) e Alessandro Iazzetti (sostituto procuratore generale a Napoli).
Mentre il caso Mancuso continua a tenere banco. Il Csm discuterà martedì prossimo la pratica sul procuratore di Nola. Una candidatura ritirata perché Mancuso è accusato di aver chiesto l’interessamento dell’ex direttore del Sisde, Mario Mori, affinché sostenesse presso il senatore Maurizio Gasparri le ragioni della sua candidatura, salvo poi — secondo la versione ricostruita dallo stesso Mancuso — inviare un nuovo sms (nel quale scriveva “La missione è impossibile, MG – che sta per Maurizio Gasparri, appunto, mi detesta”). Ieri la prima commissione si è riunita per affrontare le questioni preliminari. Ma quella al Csm è soltanto una delle tre istruttorie aperte: oltre ai membri di Palazzo dei Marescialli, della vicenda infatti si stanno già occupando il Pg della Cassazione Gianfranco Ciani e il ministro della Giustizia Paola Severino, entrambi titolari dell’azione disciplinare.
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